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Almunia:

"Debito italiano preoccupante. Servono riforme"

Ue: ripresa "graduale" Italia frenata dal debito

L'economia europea è in ripresa, una ripresa graduale.

Lo afferma la Commissione europea nelle previsioni d'autunno.

Quest'anno la crescita del Pil sarà negativa a quota -4% (stessa stima di settembre), nel 2010 sarà positiva a +0,7%, nel 2011 a quota 1,5%.

Tutti paesi dell'Eurozona quest'anno saranno in crescita negativa (nella Ue fa eccezione solo la Polonia).

Il miglioramento delle prospettive economiche, indica Bruxelles, "è parzialmente dovuto a fattori temporanei".

DOCUMENTI EU: GENERALE STATISTICO

2009-10-03

Ingegneria Impianti Industriali

Elettrici Antinvendio

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

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2009-11-03

Il commissario europeo Almunia: "La strada che abbiamo davanti rimane difficile"

Ue: Italia, la ripresa c'è ma è frenata

dal debito pubblico

Sulla ripresa europea che si profila per il 2010-2011 resta una forte incognita per la disoccupazione

Joaquin Almunia (Ap)

Joaquin Almunia (Ap)

BRUXELLES - L’economia europea sta uscendo dalla recessione, secondo il commissario europeo per gli Affari economici, Joaquin Almunia. Per quanto riguarda in particolare l'Italia, la ripresa non è al di sotto della media europea, me è frenata dalla crescita del debito pubblico, il cui livello, è stato definito da Almunia "preoccupante" vista "la cifra straordinariamente elevata che l'Italia deve pagare per gli interessi sul debito, sottraendola, per esempio, ad investimenti nelle infrastrutture e nella formazione".

UE - È questo quanto emerge dalle previsioni autunnali della Commissione europea. "La risposta del governo alla crisi ha dovuto fare i conti con la necessità di evitare un sostanziale deterioramento delle finanze pubbliche, visto il livello molto alto del debito in un contesto di rischi globali in aumento", dice l'Ue. Nonostante ciò dal 114,6% del pil di quest'anno, il debito pubblico dovrebbe salire al 116,7% nel 2010 e al 117,8% nel 2011. Sulla ripresa europea che si profila per il 2010-2011 resta una forte incognita per la disoccupazione. Il tasso di disoccupazione nell'Unione europea dovrebbe raggiungere il 10,7% della popolazione attiva nell'area euro per il 2010 e il 10,9% nel 2011. "Le difficoltà del mercato del lavoro e gli ostacoli agli investimenti potrebbero avere conseguenze più pesanti del previsto", dice la Commissione europea. "La strada che abbiamo davanti rimane difficile", ha commentato Almunia.

PIL - Per quanto riguarda il prodotto interno lordo (Pil) in Italia calerà del 4,7% quest'anno e salirà dello 0,7% il prossimo anno, in linea con la media europea, per arrivare a +1,4% nel 2011, contro un +1,5% dell'Eurozona e un +1,6% dell'Unione europea. Il rapporto deficit/Pil dell'Italia nel 2010 resterà fermo al 5,3%, lo stesso livello di quest'anno, mentre nel 2011 si collocherà al 5,1%.

 

03 novembre 2009

 

REPUBBLICA

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2009-11-03

Moody's mantiene stabile il rating AA2 per il nostro Paese, nonostante la crisi economica

Per Bruxelles il Pil italiano 2009 -4,7% (-5% la previsione precedente), +0,7% nel 2010

La Ue sta uscendo dalla recessione

Stime al rialzo anche per l'Italia

Almunia: "Il livello del debito è preoccupante" e fa da freno alla ripresa

Su tutti i Paesi dell'Unione grava l'incognita disoccupazione

La Ue sta uscendo dalla recessione Stime al rialzo anche per l'Italia

ROMA - Migliorano le prospettive dell'Unione Europea, Italia compresa, nelle previsioni d'autunno di Bruxelles. "L'economia dell'Ue - dichiara il commissario agli Affari Economici e Monetari Joaquin Almunia - sta uscendo dalla recessione. Questo è dovuto molto alle ambiziose misure intraprese dai governi, dalle banche centrali e dall'Ue che hanno non solo evitato un 'meltdown' sistemico ma hanno anche fatto partire la ripresa". "Proporremo all'Ecofin di confermare il 2011 come l'anno per applicare le exit strategy per tutti", conferma il commissario. Adesso è però essenziale, aggiunge Almunia, attuare "pienamente tutte le misure annunciate" e completare "la riforma del sistema bancario". Inoltre sulle prospettive di ripresa pesa la disoccupazione, che aumenterà nei prossimi mesi. E per l'Italia un grosso freno è rappresentato dal debito pubblico, ancora in crescita. "Il livello del debito pubblico italiano è preoccupante anche con tassi di interesse così bassi come quelli attuali", afferma Almunia, rispondendo alla domanda di un giornalista.

Italia, previsioni riviste al rialzo. La Commissione Europea ha leggermente migliorato le stime sul Pil dell'Italia per il 2009, portandole da -5% a -4,7%. Nelle previsioni d'autunno pubblicate oggi dall'Esecutivo comunitario inoltre per il 2010 l'Italia conoscerà una leggera ripresa con un +0,7% del Pil, che, a politiche invariate, dovrebbe consolidarsi nel 2011 con un +1,4%. "Nel 2010 e nel 2011 l'attività economica dovrebbe riprendersi gradualmente". Tuttavia l'economia italiana paga "debolezze di vecchia data": dalla scarsa produttività, al basso potenziale di crescita, al peso dell'elevatissimo debito pubblico. La ripresa nei prossimi due anni sarà guidata sopratutto dai consumi privati e dalle esportazioni.

Moody's mantiene rating AA2. Moderatamente ottimista sulle prospettive dell'economia italiana anche l'agenzia Moody's, che conferma il rating sull'Italia a AA2, "anche se la crisi economica pone importanti sfide sociali ed economiche". Il deterioramento dei debito pubblico è considerato infatti "compatibile con la capacità di aggiustamento dei conti pubblici da parte dell'Italia nel medio periodo".

Debito italiano preoccupante. E tuttavia il debito pubblico italiano continua a crescere. Se nel 2008 era al 105.8% del Pil, quest'anno dovrebbe salire di quasi 9 punti percentuali, al 114.6%. Per il 2010 la stima di Bruxelles è del 116.7%, dato che salirebbe al 117.8% nel 2011. Un livello preoccupante, sottolinea il commissario Almunia, ricordando che "Uno dei problemi fondamentali è quello del peso degli oneri del debito che sono pari al 5% del prodotto, un livello superiore a qualsiasi altro paese". Con un peso di questa natura l'Italia "non può finanziare investimenti in formazione, in infrastrutture di cui avrebbe bisogno".

Ripresa Ue da fine 2009. Secondo le previsioni d'autunno della Commissione, l'Unione Europea sta uscendo dalla crisi già nella seconda metà del semestre , anche se nell'intero 2009 il prodotto interno lordo scenderà del 4%. Nel 2010 invece tornerà a crescere, dello 0,7% nell'area euro come nell'Ue, e dell'1,5% nel 2011 per l'area euro e dell'1,6% nella Ue. Secondo gli economisti di Bruxelles, la ripresa è dovuta ai "miglioramenti del contesto esterno e delle condizioni finanziarie come alle misure di politica monetaria e di bilancio messe in atto".

Prospettive Ue ancora incerte. Non mancano tuttavia i rischi. Infatti, si legge nel rapporto della Commissione, "le prospettive rimangono altamente incerte e soggette a rischi non trascurabili ma che nel complesso sembrano compensarsi. Se le misure politiche si mostrassero più efficaci del previsto nel risanare il settore finanziario e migliorare la fiducia o se la domanda mondiale aumentasse ben oltre le stime, la ripresa potrebbe essere sorprendentemente più vigorosa".

Pesa l'incognita disoccupazione. Sulla ripresa europea che si profila per il 2010-2011, pesa l'incognita disoccupazione. Tra i rischi, ci sono "in particolare le condizioni del mercato del lavoro che rimangono difficili. Il tasso di disoccupazione nell'Unione europea dovrebbe raggiungere il 10,7% della popolazione attiva nell'area euro per il 2010 ed il 10,9% nel 2011. Le difficoltà del mercato del lavoro e gli ostacoli agli investimenti potrebbero così avere conseguenze più pesanti del previsto".

(3 novembre 2009)

 

 

 

La strategia della conservazione

di MASSIMO GIANNINI

La strategia della conservazione

Silvio Berlusconi

L'Unione europea rivede al rialzo le stime di crescita. Moody's non corregge al ribasso la valutazione sul rating. Per l'Italia due notizie discrete non ne fanno ancora una buona. Nel 2009 il Pil segnerà un meno 4,7% (non più meno 5) e il giudizio sulla "qualità" del nostro debito pubblico resiste a quota "AA2". Di questi tempi bisogna accontentarsi di poco. Ma di qui a ripetere che "la ripresa è cominciata", come ha fatto il presidente del Consiglio una settimana fa, ce ne corre.

La politica economica "inerziale" del governo continua a non garantirci, contemporaneamente, né sviluppo economico né risanamento contabile. Il tasso di crescita resta negativo, e con buona pace delle frottole raccontate in tv dal viceministro Roberto Castelli i nostri maggiori partner internazionali vanno meglio di noi. Il deficit pubblico resta esponenziale, e con buona pace del ministro Giulio Tremonti chiuderemo l'anno sfondando il tetto degli 87 miliardi, cioè 32 miliardi in più rispetto al 2008. Dunque, torna il solito, epocale dubbio leninista: che fare?

Mi permetto di dubitare delle "magnifiche sorti e progressive" affidate agli "apparatciki" di sub-governo che andranno a formare il famoso "Comitato per la politica economica del Popolo delle libertà". Con lo stesso Tremonti, il suo braccio destro Marco Milanese, il triumvirato dei coordinatori del partito La Russa-Verdini-Gasparri e i due capi dei gruppi parlamentari. Cosa apsettarsi, da un simile "mostro" di nomenklatura politica, rispolverato direttamente da qualche vecchio armadio della Prima Repubblica? Poco o nulla. Se non il consueto e sterile braccio di ferro tra "rigoristi" e "sviluppisti", e la rituale resistenza del Tesoro di fronte agli assalti alla diligenza già programmati dall'intramontabile "partito della spesa pubblica". Il massimo che potrà venir fuori sarà un taglio marginale dell'Irap, come invocano un po' di ministri dissidenti e come pretende la Confindustria. Una modesta prebenda alle imprese, così "risarcite" dal piccolo obolo che gli è richiesto dallo scudo fiscale. Tutti gli altri, famiglie in testa, possono aspettare.

Ma è proprio in questa minimalista "strategia della conservazione" si annida il pericolo maggiore. Il governo, bloccato dal suo immobilismo, sceglie di non scegliere. Aspetta. E ripone tutte le sue speranze nel solito "stellone italiano": la ripresa che verrà. Questa è la scommessa berlusconiana. Tragicamente miope, perché questa ripresa, se mai verrà, sarà molto debole e poco durevole. All'orizzonte si profila una nuova, enorme bolla finanziaria che il premier non vede, o finge di non vedere. Ne parla diffusamente Nouriel Roubini, uno dei pochi economisti che in questi anni di buio pesto hanno previsto quasi tutto. La alimentano ogni giorno i fiumi di liquidità in cerca di nuovi sbocchi, ancora una volta rischiosissimi) e le politiche di tasso zero, di espansione e di acquisto su larga scala di strumenti di debito a lungo termine seguite dalla Federal Reserve. La nutrono la voluta debolezza del dollaro e la crescente forza nella quotazione delle materie prime. Quando la bolla planetaria esploderà, che ne sarà del risibile "terno al lotto" giocato dalla "piccola Italia"?

(3 novembre 2009)

L'UNITA'

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2009-11-03

 

 

il SOLE 24 ORE

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2009-11-03

Almunia: "Debito italiano preoccupante. Servono riforme"

3 novembre 2009

"Dai nostri archivi"

Parla Almunia: "Italia attenta a debito e tassi"

Finanziaria, Almunia (Ue): "Quest'anno vedo meno impegno per il calo del deficit"

Ue: ripresa "graduale" Italia frenata dal debito

Ue: il Pil dell'Italia a -5 0X0P+0lmunia: il peggio è passato

Eurogruppo: "Rischi al ribasso per la crescita"

L''Unione europea sta uscendo dalla recessione. È quanto ha dichiarato il commissario europeo agli Affari economici e monetari Joaquin Almunia, presentando le Previsioni economiche d'autunno della Commissione Europea.

Debito italiano elevato. Almunia ha detto che il livello del debito pubblico italiano è "in ogni caso preoccupante", anche se ha che ci sono degli elementi positivi e degli elementi negativi. Tra gli elementi positivi ha citato il fatto che la spesa per l'invecchiamento della popolazione in rapporto a quella degli altri paesi è inferiore. Ma ci sono delle questioni strutturali che il Governo italiano deve fronteggiare. Si tratta, ha detto Almunia, "della scarsa, scarsissima capacità di crescita del Pil anche prima dell'inizio della crisi". Se non si prenderanno misure c'è il rischio, che in Italia "ci sia un aumento dell'aumento della spesa pubblica anche più elevato di quanto avvenuto in questi anni in cui ci sono stati tassi di interesse molto bassi".

Uno dei problemi fondamentali è, appunto, secondo Almunia, quello del peso degli oneri del debito "che sono pari al 5% del prodotto, un livello superiore a qualsiasi altro Paese". Con un peso di questa natura l'Italia "non può finanziare investimenti in formazione, in infrastrutture di cui avrebbe bisogno". Almunia non ha voluto rispondere alla domanda se in questa situazione l'Italia può permettersi riduzioni delle imposte: "A questo risponderò la prossima settimana quando presenterò le raccomandazioni".

Exit strategy dal 2011. Per il commissario europeo per gli Affari economici e monetari Joaquin Almunia i dati pubblicati oggi dalla Commissione mostrano che il 2011 è l'anno in cui occorre avviare la strategia di uscita dai piani di rilancio e di sostegno all'economia: "I ministri dell'Ecofin avevano parlato del 2011 a condizione che la ripresa fosse sostenuta. Con queste previsioni raccomanderò all'Ecofin di confermare che il 2011 è l'anno in cui bisogna iniziare l'exit strategy. Ma la situazione è diversa tra gli Stati membri e alcuni dovrebbero iniziare prima".

Servono riforme strutturali. La situazione nell'Eurozona sta migliorando anche se resta molta incertezza. Servono riforme strutturali nei paesi membri "per dare un futuro migliore all'economia" secondo Almunia.

Il commissario europeo ha inoltre aggiunto che sulla ripresa permangono rischi equilibrati: la ripresa potrà essere superiore alle attese se ci sarà una richiesta dall'estero più forte, però occorre prestare attenzione ai rischi negativi di peggioramento determinati dai canali del credito "che devono ancora essere riparati" e dalla pressione esercitata sui livelli di consumo dall'elevato tasso di disoccupazione. Almunia ha inoltre specificato che nel 2010 quasi tutti gli stati membri dell'Eurozona prsenteranno un deficit/Pil superiore al 3%, ma ciò è "una situazione normale per la forte contrazione dell'economia". La situazione migliorerà nel 2011, ma Bruxelles continuerà a sorvegliare la situazione delle finanze pubbliche dei paesi membri.

3 novembre 2009

 

 

 

 

Ue: ripresa "graduale"

Italia frenata dal debito

3 novembre 2009

Almunia: l'Europa sta uscendo dalla recessione

DOCUMENTO / Le previsioni d'autunno 2009-2011 della Commissione Ue

L'economia europea è in ripresa, una ripresa graduale. Lo afferma la Commissione europea nelle previsioni d'autunno. Quest'anno la crescita del Pil sarà negativa a quota -4% (stessa stima di settembre), nel 2010 sarà positiva a +0,7%, nel 2011 a quota 1,5%. Tutti paesi dell'Eurozona quest'anno saranno in crescita negativa (nella Ue fa eccezione solo la Polonia). Il miglioramento delle prospettive economiche, indica Bruxelles, "è parzialmente dovuto a fattori temporanei".

Come l'impatto delle misure pubbliche svanirà nel 2010 l'attività globale è prevista procedere a un ritmo più leggero. La domanda interna dovrà fronteggiare diverse difficoltà per cui la bassa capacità di utilizzo degli impianti, la domanda debole, i profitti limitati e la crescita del credito "moderata" faranno sì che gli investimenti non riprenderanno fino al 2011.

Anche se il consumo privato è stato un fattore di stabilizzazione durante la recessione, la spesa futura sarà molto cauta o diminuirà a causa della necessità di liberarsi dai debiti e delle prospettive del mercato del lavoro (disoccupazione). Un ulteriore fattore restrittivo è dovuto al calo della crescita potenziale. Ecco perché "dopo un periodo iniziale di ripresa la crescita del pil nella Ue e nell'Eurozona è prevista rallentare prima di riguadagnare terreno nella seconda metà del 2010 e oltre". Ciò è esemplificato dal profilo di crescita trimestrale: nell'Eurozona il terzo trimestre sarà di crescita finalmente positiva +0,5%, seguiranno 0,2%, 0,1%, 0,1, 0,2%, 0,3%, 0,4%, 0,5% nel secondo trimestre 2011.

Il 2010 e il 2011 saranno gli anni della ripresa "graduale", che sarà guidata dai consumi privati e dalle esportazioni. Il basso grado di indebitamento delle famiglie, la relativa solidità del sistema finanziario, l'assenza di una bolla speculativa immobiliare minimizzeranno secondo la Commissione europea gli effetti negativi sulla ricchezza della crisi finanziaria globale. Si prevede che le famiglie ridurranno il risparmio cautelativo che è stato tipico degli anni 2008 2009. Il potere d'acquisto riprenderà dopo le perdite del 2008 grazie a una moderata inflazione anticipata per il periodo 2009-2011.

In Italia ripresa moderata. Dopo la crisi la ripresa in Italia "sarà moderata" e "anche quando prenderà piede le debolezze strutturali incluso il debito pubblico molto elevato continueranno a pesare sull'economia". E' questo il giudizio della Commissione europea contenuto nelle nuove stime economiche pubblicate oggi. Nel complesso dal primo trimestre 2008 al secondo trimestre 2009 la perdita cumulativa di Pil in Italia è stata del 6,5%, simile a quella registrata in Germania "ma più alta della maggior parte dei paesi dell'Eurozona".

Le politiche del governo in risposta alla crisi "sono state limitate dalla fragilità delle finanze pubbliche in particolare dal debito pubblico molto elevato". Gli sforzi sono stati "limitati" a riallocare la spesa pubblica verso quei settori necessari a rafforzare la crescita limitando l'impatto per i gruppi sociali più vulnerabili.

La ripresa sarà moderata trimestre su trimestre. Il profilo di crescita viene indicato dalle stime così: dopo la crescita negativa nel secondo trimestre (-0,5%) avremo un terzo trimestre con un Pil a +0,8%, un quarto +0,1%, nei primi due trimestri 2010 +0,1%, poi terzo trimestre 2010+0,25, +0,4% nel quarto.

Nella seconda metà di quest'anno la crescita recupererà un po' di forza. Cionostante la profondità della caduta della produzione significa che per il 2009 nel suo complesso l'Italia registrerà la più brusca caduta da decenni.

Peraltro, nota Bruxelles, la caduta dell'economia è cominciata prima dell'approfondirsi della crisi finanziaria a causa di problemi strutturali tra i quali la bassa crescita della produttività che "ha indebolito l'economia".

Nonostante qualche miglioramento nella seconda metà dell'anno dell'export, i volumi declineranno di oltre il 20% su base annua. Il contributo netto dell'esportazione sarà negativo e si verificherà una "drastica riduzione del già basso grado di apertura dell'economia".

La spesa per investimenti calerà di oltre il 12% in termini di volumi nel 2009, gli investimenti in equipaggiamenti risentiranno del deterioramento dei profitti e delle bassa utilizzazione degli impianti. Grazie agli incentivi fiscali per l'acquisto di beni durevoli (soprattutto rottamazione auto), i consumi privati hanno avuto una 'ripresa dolce' nel secondo trimestre e tale ripresa guadagnerà forza nel resto dell'anno trasferendo nel 2010 un impulso positivo.

3 novembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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